sabato 1 agosto 2015

La forza del destino

Sette minuti e mezzo di sinfonia; un’opera nell’opera è l’ouverture della Forza del destino di Giuseppe Verdi.
Archi e flauti - impetuosi i primi, dolci i secondi - introducono il tema dell’inesorabilità del destino al quale nessuno di noi può sfuggire.
C’è chi crede al destino e chi non ci crede, ma quando leggiamo un romanzo o, come in questo caso, ascoltiamo un’opera lirica, firmiamo un patto letterario in cui accettiamo di credere a tutto ciò che ci verrà raccontato, almeno per la durata stessa del racconto.
Quindi qui accettiamo inesorabilmente di cedere alla forza del destino. Ascoltando la sinfonia iniziale entriamo nel mondo in cui sarà la sorte a decidere la piega che prenderà la nostra vita. Una sorte spesso crudele, dura e impetuosa come la musica delle trombe e dei violini. Ma la vita ci concederà anche dei brevi e dolci momenti di tregua sulle note dei flauti.


Sei solenni squilli di tromba, seguiti da tormentati violini e subito la dolcezza dei flauti e dei violini acquietati. Poi riprende nuovamente l’alternanza impeto-dolcezza, preannunciando le due sostanze di cui è fatta la vita: inquietudine e pace.

domenica 12 luglio 2015

GACETILLA DE PRENSA

“Regina e Marcelo, un duetto d'amore” es la reciente traducción al italiano de Caosfera Edizioni 2015, la novela histórica de Ana María Cabrera, editada en Buenos Aires por Editorial Sudamericana en 2001 y por Emecé en 2008. En  2013 fue traducida al portugués y publicada por la Oficina do Livro, editora del grupo Leya.
Regina Pacini fue la primera y única dama extranjera de presidente argentino. La famosa soprano portuguesa era hija de un tenor italiano y se casó con Marcelo T. de Alvear, presidente argentino en el período 1922-1928.
La primera presentación de la novela fue realizada en el Teatro Regina, de Buenos Aires en 2001. En 2014 la revista del Teatro Colón mostró un extenso reportaje a la autora en la que explicó los motivos de su elección del personaje, “Lo que me gustó rescatar de Marcelo Torcuato de Alvear en este libro fue, no su parte política – que ya conocemos –, sino su amor por la ópera, por la música y por la cultura argentina. Y también que apoyó, ahí sí, a su mujer, colaborando en la creación de la Casa del Teatro”.
La traducción de la novela es de Rossella  Scatamburlo, graduada en Lengua en la Universidad Ca’Foscari de Venecia. La presentación de la obra se realizará en Venecia.
Para mayor información consultar en:

Rafael R. Sirvén



“Regina e Marcelo, un duetto d'amore” (Caosfera Edizioni 2015) è il titolo dell’appena pubblicata traduzione italiana del romanzo storico di Ana María Cabrera, edito nel 2011 a Buenos Aires dalla Editorial Sudamericana e nel 2008 da Emecé. Nel 2013 fu tradotto in portoghese e pubblicato dalla Oficina do Livro, del gruppo Leya.
Regina Pacini fu la prima e unica donna straniera di un presidente argentino. La famosa soprano portoghese era figlia di un tenore italiano e sposò Marcelo T. de Alvear, presidente dell’Argentina tra il 1922 e il 1928.
La prima presentazione del romanzo si svolse al Teatro Regina, a Buenos Aires nel 2011. Nel 2014 nella rivista del Teatro Colón apparve una lunga intervista nella quale l’autrice spiegò i motivi per cui aveva scelto questo personaggio: “Ciò che in questo libro mi è piaciuto mostrare di Marcelo Torcuato de Alvear non è stata la sua vita politica – che già conosciamo – ma il suo amore per l’opera, per la musica e per la cultura argentina. E anche il fatto che sostenne sua moglie contribuendo alla creazione della Casa del Teatro.”
La traduzione italiana del romanzo è stata fatta da Rossella Scatamburlo, laureata in Lingue all’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’opera sarà presentata prossimamente a Venezia
Per ulteriori informazioni e per acquistare il libro visitate il seguente link:

mercoledì 1 luglio 2015

Tonolo dei golosi

Entro nella pasticceria di Tonolo a Venezia. C’è ogni sorta di leccornia per soddisfare i gusti anche dei palati più esigenti.
Le ordinazioni infatti hanno un ventaglio quasi infinito di varianti.
Macchiato caldo, cappuccino tiepido, con poca schiuma, orzo lungo, caffè decaffeinato, con zucchero di canna, edulcorante, fruttosio o miele. Succhi di frutta e spremute.
Croissant alla crema, alla marmellata di mirtilli, con miele, più o meno cotti, brioche con semi di papavero, uvetta, cannella, mandorle tostate o pistacchi.
Bignè e biscotti di ogni tipo.
Prima che cominci a girarmi la testa seguendo le altre mille possibilità e combinazioni, ordino il mio bignè alla crema di cioccolato fondente. Mentre la glassa si scioglie lentamente sulle mie dita scaldate dalla tazza di uno schiumoso cappuccino, penso di essere entrata nel girone dei golosi. Il canto VI dell’Inferno.

Volti nuovi e volti consueti
mi veggio intorno, come ch’io mi mova 
e ch’io mi volga, e come che io guati. 
Sovra la gente che quivi è sommersa
poso i miei occhi curiosi.
Simili a Cerbero, come fiere crudeli e diverse
vorrebbero avere tre gole per poter mangiare
ogni ghiottoneria che si presenta ai loro occhi.
Caninamente latrano mentre chiedono
chi un croissant ai frutti di bosco,
chi un bignè alla crema,
chi un cappuccino con soffice schiuma.
Briciole grosse e gocce di  caffè nero
cadono al suolo, mentre per l’aere
sale il profumo di zucchero a velo.
Li occhi spalancati, la barba unta
e il ventre largo e imbrattate le mani
a spintoni avanzano verso il banco
che ogne tentazione cela sotto il vetro.
Urlar li fa la folla come oche.
Entro, mirando le facce lorde
de l’anime che volgonsi e, con bocche aperte,
divorano bramose le paste.
Passo anch’io agognando il pasto,
tra l’ombre, tutte quante, che si racquetano
solo dopo che il croissant hanno mangiato.


martedì 9 dicembre 2014

Bugie di inchiostro

Quando scrivo mento.
Mento a chi legge e a me stessa.
Mi lascio trasportare dal suono delle parole, seguo la musica. Creo uno spartito e un ritmo ogni volta diversi.
Se affido a Beatrice o a Emma pensieri e parole, lo faccio con il grande potere dell’autrice, con l’onnipotenza della narratrice. Quando il lettore trova un nome femminile nei miei romanzi è inevitabilmente portato a creare una sovrapposizione tra la protagonista e me, ma è solo vittima di un inganno.
La cosa curiosa è che quando scrivo, si tratti di un articolo su questo blog o di una frase sul mio profilo Facebook, o anche quando pasticcio con la penna su un foglio bianco, scrivo menzogne; seguo solo il suono delle parole per creare una sinfonia verosimile e, se questa è orecchiabile, il lettore si farà trasportare senza porsi troppi interrogativi. Posso quindi proiettare una parte di me stessa accondiscendente, o dolce e gentile, oppure posso mettere in luce la parte più sarcastica e pungente, o forse quella triste e malinconica. Questo è il bello dei mille volti della scrittura: perdere la propria identità e confondere il lettore .
In realtà (o forse no) è tutto così effimero e impalpabile come l’arcobaleno di luce  proiettato sul foglio bianco dai brillantini del mio anello posto sul dito che regge la penna mentre scrivo.

Suoni e luci sono le parole; contrasti cromatici su un foglio e suoni nella mente di chi legge. Nulla più che dolci bugie dal sapore di verità.

sabato 6 dicembre 2014

Proiezioni

Guardo la mia agenda sgualcita e scardinata. Restano ormai poche pagine bianche. Scorro i fogli pasticciati e pieni di annotazioni e ripercorro le piccole e grandi attività che ho portato a termine quest'anno. 
È tempo di bilanci e nuovi progetti!
La nuova agenda è pronta, ancora intonsa. Osservo le pagine candide, immacolate e provo ad immaginare quali parole, progetti e appuntamenti le riempiranno.
Mentre compilo la prima pagina con i miei dati proietto me stessa in un futuro che ancora non mi appartiene.
Ci sono molte nozioni e abilità nuove da imparare, tanti progetti da realizzare, un'infinità di libri da leggere e, spero, una moltitudine di pagine da scrivere.
La frase che per tutto il 2014 mi ha guidata è stata: "È ciò che pensi, ciò di cui parli e ciò che fai che determina ciò che arriva" (di Larry Winget).
Effettivamente mi sono arrivate molte cose a cui ho pensato intensamente, di cui ho parlato con entusiasmo e che ho fatto con determinazione, primo fra tutti ricordo l'onore di presentare un concerto dedicato a Giuseppe Verdi e di leggere alcune lettere scritte da lui o a lui.
Comunque il prossimo anno continuerò a pensare per produrre nuove attività, a parlare di nuovi progetti da realizzare o di vecchi non ancora ultimati, e soprattutto continuerò a fare, ad agire perché tutto ciò che desidero divenga realtà. Sono sicura pertanto che il prossimo anno porterà con sé nuovi amici, nuove conoscenze, nuovi viaggi.
Ci saranno frasi diverse che guideranno il mio 2015; alcune le ho appena scritte nella nuova agenda, altre le scriverò in seguito.
Il futuro non è ancora scritto ma le proiezioni fanno ben sperare.

venerdì 24 ottobre 2014

Tutto è narrazione


Tutto è narrazione

Todo es un cuento. Lo que creemos, lo que conocemos, lo que recordamos e incluso lo que soñamos. Todo es un cuento, una narración, una secuencia de sucesos y personajes que comunican un contenido emocional. Un acto de fe es un acto de aceptación, aceptación de una historia que se nos cuenta. Sólo aceptamos como verdadero lo que puede ser narrado.
El juego del ángel, Carlos Ruiz Zafón

[È tutto un racconto. Ciò che crediamo, ciò che conosciamo, ciò che ricordiamo e anche ciò che sogniamo. Tutto è un racconto, una narrazione, una sequenza di eventi e personaggi che trasmettono un contenuto emotivo. Un atto di fede è un atto di accettazione, accettazione di una storia che ci viene raccontata. Accettiamo come vero soltanto ciò che può essere narrato.
El juego del ángel, Carlos Ruiz Zafón]

Anche le parole che ora state leggendo fanno parte di una narrazione e tra voi e me che le scrivo è stato tacitamente firmato un patto narrativo secondo il quale voi accettate come vere le cose che vi racconto, seppur per il breve lasso di tempo della lettura stessa.

La lettura de El juego del ángel mi sta catturando e intrappolando nelle sue pagine come prima mi aveva catturato L’ombra del vento, dello stesso autore. Si tratta di romanzi a cui pensi costantemente, che non ti lasciano nemmeno mentre non stai leggendo. Penso alla storia mentre cammino per la strada e anelo il momento in cui potrò proseguire nella lettura. “Accattivanti” è il termine preciso, perché siamo loro prigionieri finché non abbiamo chiuso la copertina dopo l’ultima pagina. Eppure non è soltanto la storia che ci intriga (intriga in spagnolo è l’equivalente del nostro “intreccio”).
Le pagine scorrono velocemente tra le mie dita mentre avanzo avidamente nella lettura. È come una droga, una smania feroce, un desiderio intenso di sapere cosa accadrà. Solo quando gli occhi sono troppo pesanti per poter proseguire chiudo il libro.
Eppure tale velocità subisce inevitabilmente degli arresti nel momento in cui trovo nella narrazione delle epifanie, frasi rivelatrici. Lì, tra migliaia di parole nere sulle pagine bianche, alcune frasi spiccano di una luce propria, altre emergono contrariamente per una mancanza di luce, qualche significato nascosto, un messaggio diretto solo a me alla quale è affidato il compito di decodifica.
Allora la lettura rallenta, sono costretta a riprendere il fiato a lungo trattenuto, e a pensare. Di alcune frasi non ho ancora afferrato il senso profondo e non so se mai lo svelerò. Ecco un esempio, tratto sempre da El juego del ángel:

Uno acaba convirtiéndose en aquello que ve en los ojos de quienes desea.

[Uno diventa quello che vede negli occhi di quelli che desidera.]

Quando ho letto questa frase, riferita alla solitudine, mi sono fermata, come mi fermo sempre davanti alle epifanie e ancora non sono riuscita a comprenderne appieno il significato, ma so che era lì, scritta per me. Per me che, come il protagonista del romanzo, le grandi speranze vivono solo tra le pagine di un libro.  [En mi mundo las grandes esperanzas sólo vivían entre las páginas de un libro].

E cosa accade quando poi si leggono frasi che sembrano una voce che parla direttamente a noi dal libro?

Sé que se siente solo, y créame cuando le digo que ése es un sentimiento que también conozco profundamente. Sé que alberga en tu corazón grandes esperanzas, pero que ninguna de ellas se ha cumplido, y sé que eso, sin que usted se dé cuenta, le está matando un poco cada día que pasa.

[So che si sente solo e mi creda quando le dico che questo è un sentimento che conosco profondamente anch’io. So che nel suo cuore custodisce grandi speranze e che nessuna di esse si è avverata e so che questo, senza che lei se ne renda conto, la sta uccidendo un po’ ogni giorno che passa.]

Si può andare avanti dopo che si son lette parole come queste? Si incidono profondamente nel cuore e dopo averle lette non si è più gli stessi.

Credo nella magia delle parole, del loro suono e del loro significato. Credo nella magia del raccontare storie e di ascoltarle o leggerle. È questo che ci rende umani, che ci raffina giorno per giorno e che ci sensibilizza. Non smettiamo di leggere, di ascoltare e di raccontare.

Ecco l’incipit de El juego del ángel:

Un escritor nunca olvida la primera vez que acepta unas monedas o un elogio a cambio de una historia. Nunca olvida la primera vez que siente el dulce veneno de la vanidad en la sangre y cree que, si consigue que nadie descubra su falta de talento, el sueño de la literatura será capaz de poner techo sobre su cabeza, un plato caliente al final del día y lo que más anhela: un nombre impreso en un miserable pedazo de papel que seguramente vivirá más que él. Un escritor está condenado a recordar ese momento, porque para entonces ya está perdido y su alma tiene precio.

[Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta del denaro o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che sente il dolce veleno della vanità nel sangue e crede che, se riesce a fare in modo che nessuno scopra la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura sarà capace di dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo a fine giornata e ciò che di più desidera: un nome impresso in un miserabile pezzo di carta che sicuramente vivrà più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare questo momento, perché per allora già sarà perso e la sua anima avrà un prezzo.]


Veleni e condanne per gli scrittori. Credo che però una parte di quel veleno entri anche nel sangue di noi lettori. Non so come questo accada, se attraverso la pelle delle dita che sfogliano le pagine, o attraverso le narici che odorano la carta, o tramite gli occhi che guardano il susseguirsi quasi interminabile di parole di inchiostro color nero veleno o, peggio ancora, attraverso il cervello che si nutre di suoni, emozioni e immagini. Non so come ma accade, ed è un veleno piacevole che inonda la nostra intera anima.