venerdì 6 maggio 2016

Limiti immaginari

Si chiama Benjamin. Avrà cinque anni. È accompagnato dal suo papà che probabilmente lo porta all’asilo.
Ogni giorno inventa storie fantastiche. Parla di sé in terza persona. Non sa leggere, ma “legge”. Davanti al freddo regolamento dell’ACTV, legge cose che vede solo lui.
Esordisce così: “Sai papà, cosa c’è scritto qui?”. Il padre sta al gioco: “Cosa?”. “C’è scritto che Benjamin deve mettere il berretto di papà”. Così il genitore si toglie il berretto in una fredda giornata invernale e lo mette sulla testolina del bimbo.
E il bimbo prosegue: “Qui c’è anche scritto che Benjamin è grande e può portare i guanti di papà”. Così amorevolmente il padre infila i guantoni nelle manine del bimbo e le riscalda.
Poi Benjamin prende i suoi soldatini o un dinosauro di gomma e viaggia attraverso mondi fantastici ai quali pare che noi non abbiamo più accesso. Eppure sono gli stessi mondi per i quali tutti abbiamo viaggiato, ma ora abbiamo deciso che un freddo regolamento esposto in una bacheca ad una fermata del vaporetto non è altro che un freddo regolamento e che se non sappiamo fare una cosa, semplicemente non la sappiamo fare.
Allora perché Benjamin che non sa leggere “legge”? Quali limiti abbiamo posto alla nostra fantasia e ai nostri viaggi?

Ringrazio Benjamin che ogni mattina mi insegna che i limiti sono solo mentali e che anche se non so fare una cosa, posso farla comunque. E grazie anche al suo papà che non ha smesso di giocare e che ogni giorno mostra il suo amore al figlio e lo fa crescere senza paure e senza limiti.