Leggere e scrivere in italiano
martedì 24 aprile 2018
venerdì 15 settembre 2017
venerdì 6 maggio 2016
Limiti immaginari
Si
chiama Benjamin. Avrà cinque anni. È accompagnato dal suo papà che
probabilmente lo porta all’asilo.
Ogni
giorno inventa storie fantastiche. Parla di sé in terza persona. Non sa leggere,
ma “legge”. Davanti al freddo
regolamento dell’ACTV, legge cose che vede solo lui.
Esordisce
così: “Sai papà, cosa c’è scritto qui?”. Il padre sta al gioco: “Cosa?”. “C’è
scritto che Benjamin deve mettere il berretto di papà”. Così il genitore si
toglie il berretto in una fredda giornata invernale e lo mette sulla testolina
del bimbo.
E il
bimbo prosegue: “Qui c’è anche scritto che Benjamin è grande e può portare i
guanti di papà”. Così amorevolmente il padre infila i guantoni nelle manine del
bimbo e le riscalda.
Poi Benjamin
prende i suoi soldatini o un dinosauro di gomma e viaggia attraverso mondi
fantastici ai quali pare che noi non abbiamo più accesso. Eppure sono gli
stessi mondi per i quali tutti abbiamo viaggiato, ma ora abbiamo deciso che un
freddo regolamento esposto in una bacheca ad una fermata del vaporetto non è
altro che un freddo regolamento e che se non sappiamo fare una cosa, semplicemente
non la sappiamo fare.
Allora
perché Benjamin che non sa leggere “legge”? Quali limiti abbiamo posto alla
nostra fantasia e ai nostri viaggi?
Ringrazio
Benjamin che ogni mattina mi insegna che i limiti sono solo mentali e che anche
se non so fare una cosa, posso farla comunque. E grazie anche al suo papà che
non ha smesso di giocare e che ogni giorno mostra il suo amore al figlio e lo
fa crescere senza paure e senza limiti.
lunedì 16 novembre 2015
Qual è il metro di misura?
Un gruppo
di studenti universitari rivendica il diritto alla libertà del popolo. Si
riunisce segretamente perché pensa sia arrivato il momento di dire no: no alla
miseria, no alla repressione, no alle guerre che riducono in povertà il popolo
per mantenere le ricchezze del sovrano. Credono sia possibile un’altra vita,
diversa da quella che stanno vivendo e che sentono come imposta dall’alto.
Ritengono di poter convincere il popolo delle loro idee e così di poter
ottenere la libertà.
Un
semplice “criado”, un servitore, un popolano ascolta incredulo quei discorsi e
si chiede da cosa il popolo ha bisogno di essere liberato.
Il
discorso degli studenti continua: “Domani saremo padroni del nostro destino.
Domani comincerà una nuova epoca che non terminerà più. Noi, il popolo,
decideremo chi ci governerà mediante elezioni popolari. Domani, finalmente, la
monarchia sarà sostituita dal popolo. Libertà! Liberta! Liberta!”.
Il
servitore corre dal suo “amo” (padrone) urlando: “È un disastro, un disastro!”.
Il padrone
chiede: “Cosa succede?”.
“Deve fare
qualcosa, deve fermarli!”.
“Fermare
chi?”.
“Un gruppo
di studenti che vuole ingannare la gente mettendogli in testa che può essere il
popolo che decide chi deve governare”.
Il padrone
guarda un disegno su un volantino che gli studenti hanno fatto girare tra la
gente: “Allora è questo che significa la piramide invertita: il popolo sta
sopra e chi ostenta il potere sotto”.
Il
servitore continua obiettando: “All’università si va per studiare, non per confabulare,
non per rovesciare il mondo”.
Ma il
padrone osserva: “Non mi sembra male che il popolo abbia libertà e diritto di
decisione”.
Il
servitore sconcertato: “Ma lei vuole che finiamo tutti nella merda? Senza
nessuno che ci governi significa essere dei senza Dio!”.
“Non è
detto che debba essere così. Governerebbe qualcuno eletto dal popolo. Già i
greci vivevano così”.
“E dove
sono finiti i greci? La gente non è preparata per decidere”.
“Si può
imparare col tempo”.
“Ma che
imparare e imparare! Per questo si è fatti o non si è fatti, si nasce o non si
nasce. O forse il panettiere sa cos’è meglio per tutti?”.
“Il
panettiere sa cos’è meglio per lui e per questo sa cos’è meglio per noi, suoi
uguali.”
“E il
panettiere ci difenderà anche quando ci invaderanno? Perché senza un re che ci
difenda siamo persi!”.
“Il re
difende solo se stesso e lo fa mandano la gente del popolo a morire al fronte.
Anche questo potrebbe cambiare!”.
“La vita è
così perché deve essere così! Chi deve comandare è il re perché si prende cura
di noi per grazia di Nostro Signore!”.
“Anche tu
hai voluto cambiare le cose molte volte”.
“E tutte
le volte che ci ho provato ho fatto un casino. Signore, io sono un po’ lento di
comprendonio, come la maggioranza delle persone. Per questo abbiamo bisogno che
qualcun altro decida per noi!”.
“Questo è
quello che vogliono farti credere. Non te ne rendi conto? Non farò nulla. Non
sono nessuno per ostacolare l’andamento della storia”.
In che
epoca collochereste questa conversazione?
Nel
Rinascimento? Durante l’Illuminismo? Nel Novecento? O ieri?
L’ho
tratta da un telefilm spagnolo ambientato durante il Siglo de Oro, sotto il
regno di Felipe IV a metà del Seicento.
Il
telefilm è El Águila Roja (puntata
98, minuti 27-31). Il protagonista è un eroe che difende il popolo ed è
affiancato da un servitore, nel pieno stile spagnolo del Quijote accompagnato
dal fedele Sancho. Cervantes spesso metteva in bocca al “criado” la saggezza
popolare, forse più vicina al vero e alla “cordura” di quanto non lo fossero le
visionare parole di un nobile colto.
Mi chiedo
se anche nella conversazione sopra riportata la saggezza popolare possa essere
più vicina ad una corretta interpretazione del mondo di quanto non lo sia la
visione degli studenti “illuminati” e di un uomo colto.
Ovviamente
si tratta di una conversazione anacronistica che però mi permette di fare delle
riflessioni.
La
questione che vorrei sollevare è: chi decide chi ha torto o ragione nel caso
sopra citato, come anche in moltissime altre questioni? Se tutti siamo uguali,
la mia opinione vale quanto quella di un altro e se non c’è un metro di misura
condiviso nessuno potrà giudicare.
Non
possiamo risolvere la questione con il rispetto. Certo rispettare le opinioni
altrui è bello, ma non è sempre possibile e in alcuni casi nemmeno auspicabile.
Chi decide
cos’è giusto e cos’è sbagliato in fatto di religione, politica, moralità,
sesso, vita, morte, etc.?
Studiando
in questi giorni la storia e la letteratura spagnola, che per molti versi si
accomunano alla storia e alla letteratura europea, mi rendo conto della
presenza di una continua alternanza e oscillazione di idee e movimenti che
sembrano essere metafora dei cambiamenti che avvengono anche nella vita dei
singoli.
Per tutto
il Medioevo e fino al Quattrocento e ai Re Cattolici prevale una visione
teocentrica, in Spagna come in Europa. Nel Cinquecento, con l’avvento
dell’Umanesimo e del Rinascimento, passiamo invece ad una visione
antropocentrica, per poi ritornare a porre Dio al centro dell’universo durante
il Seicento.
Nel
Settecento si diffondono le idee illuministiche che pongono nuovamente al
centro l’uomo e la ragione. Ma nella prima metà dell’Ottocento il Romanticismo
incrina l’idea che si possa completamente fare affidamento sulla ragione e che
forse un ritorno alla fede possa aiutarci a comprendere meglio il mondo che ci
circonda con le sue contraddizioni e a farci sentire meno soli e spaventati di
fronte alla natura. La seconda metà dell’Ottocento riporta però l’Europa con i
piedi per terra e ad una visione più realistica: si assiste infatti ad una
notevole evoluzione scientifica e nel contempo si diffondono le idee di Darwin.
Col Novecento
si diffondono le avanguardie e tutti sembrano sperimentare tutto alla ricerca
di risposte che i secoli prima non hanno dato (forse perché le risposte non
c’erano o erano diverse dalle nostre aspettative).
Ed oggi? È
difficile leggere il presente. Non abbiamo il vantaggio del senno di poi. Comunque
l’idea generale è che vada bene tutto: puoi credere in Dio o non crederci, l’importante
è che tu non faccia crociate in nome di Dio o di un non-dio. Perché in realtà
le crociate le fanno pure gli atei, gli agnostici, o chi ha come dio la
Scienza, il Denaro, la Politica o qualsiasi altra cosa.
L’umanità
ha sperimentato forme di governo diverse, ha provato correnti filosofiche,
religiose, letterarie e scientifiche differenti. Eppure, dopo millenni di
storia, continua a porsi le stesse domande.
Spesso la
vita di ogni singolo individuo non è molto diversa dalla storia dell’umanità.
Ognuno continua a sperimentare idee e visioni del mondo, alla ricerca della più
giusta o della più adatta a sé.
Se in un
momento dato governa la destra, allora la critichiamo e passiamo ad un governo
di sinistra, per poi tornare alla destra in un loop infinito.
Se governa
un monarca pensiamo che le cose andrebbero meglio se a governare fosse il
popolo, per poi capire che nemmeno così funziona.
A volte
crediamo in Dio perché ci è stato insegnato o non ci crediamo, sempre perché
così ci è stato insegnato.
Poi alcuni
perdono la fede perché non capiscono il perché del dolore e delle sofferenze
umane, mentre altri, per lo stesso motivo, ricercano Dio e lo trovano.
Crediamo
che tutto questo in fondo rientri nella libertà di scelta. Ma è davvero così
ininfluente quello in cui crediamo?
In questi
giorni penso spesso alle parole del filosofo spagnolo Ortega y Gasset:
«Massa
è tutto ciò che non valuta se stesso - né in bene né in male - mediante ragioni
speciali, ma che si sente "come tutto il mondo", e tuttavia non se ne
angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri.»
Allora è
questo il punto? Abbiamo bisogno di sentirci identici agli altri?
Per
sentirsi parte degli altri a gennaio di quest’anno molti hanno sostituito la
loro foto profilo nei social con la scritta “Je suis Charlie” e ora, a
novembre, lo fanno con una bandiera francese.
Capisco lo
spirito di solidarietà e lo rispetto, ma mi chiedo se facciamo le cose
semplicemente perché le fanno gli altri o se siamo consapevoli di quello che
decidiamo. Ricordiamoci che ogni decisione che prendiamo ha delle conseguenze.
Personalmente
non metterò nessuna bandiera sul mio volto perché credo che siano proprio le
bandiere a creare le divisioni tra gli esseri umani. Rispetto chi la pensa in
maniera diversa da me, ma credo nella necessità di un metro di misura comune
per determinare se ciò che pensiamo e facciamo sia giusto o sbagliato,
altrimenti tutto diventa opinabile e tutti possiamo agire come meglio crediamo.
In
questioni di poca importanza forse possiamo dare libertà di scelta e opinione,
ma chi decide in caso di vita o di morte?
Io ho
trovato il mio metro di misura: Geremia 10:23!
sabato 1 agosto 2015
La forza del destino
Sette
minuti e mezzo di sinfonia; un’opera nell’opera è l’ouverture della Forza del destino di Giuseppe Verdi.
Archi
e flauti - impetuosi i primi, dolci i secondi - introducono il tema
dell’inesorabilità del destino al quale nessuno di noi può sfuggire.
C’è
chi crede al destino e chi non ci crede, ma quando leggiamo un romanzo o, come
in questo caso, ascoltiamo un’opera lirica, firmiamo un patto letterario in cui
accettiamo di credere a tutto ciò che ci verrà raccontato, almeno per la durata
stessa del racconto.
Quindi
qui accettiamo inesorabilmente di cedere alla forza del destino. Ascoltando la
sinfonia iniziale entriamo nel mondo in cui sarà la sorte a decidere la piega
che prenderà la nostra vita. Una sorte spesso crudele, dura e impetuosa come la
musica delle trombe e dei violini. Ma la vita ci concederà anche dei brevi e
dolci momenti di tregua sulle note dei flauti.
Sei
solenni squilli di tromba, seguiti da tormentati violini e subito la dolcezza
dei flauti e dei violini acquietati. Poi riprende nuovamente l’alternanza
impeto-dolcezza, preannunciando le due sostanze di cui è fatta la vita:
inquietudine e pace.
domenica 12 luglio 2015
GACETILLA DE PRENSA
“Regina e Marcelo, un duetto d'amore”
es la reciente traducción al italiano de Caosfera Edizioni 2015, la novela
histórica de Ana María Cabrera, editada en Buenos Aires por Editorial
Sudamericana en 2001 y por Emecé en 2008. En
2013 fue traducida al portugués y publicada por la Oficina do Livro,
editora del grupo Leya.
Regina Pacini fue la primera y única
dama extranjera de presidente argentino. La famosa soprano portuguesa era hija
de un tenor italiano y se casó con Marcelo T. de Alvear, presidente argentino
en el período 1922-1928.
La primera presentación de la novela fue realizada en
el Teatro Regina, de Buenos Aires en 2001. En 2014 la revista del Teatro Colón
mostró un extenso reportaje a la autora en la que explicó los motivos de su
elección del personaje, “Lo que me gustó rescatar de Marcelo Torcuato de Alvear
en este libro fue, no su parte política – que ya conocemos –, sino su amor por
la ópera, por la música y por la cultura argentina. Y también que apoyó, ahí
sí, a su mujer, colaborando en la creación de la Casa del Teatro”.
La traducción de la novela es de Rossella Scatamburlo, graduada en Lengua en la
Universidad Ca’Foscari de Venecia. La presentación de la obra se realizará en
Venecia.
Para mayor información consultar en:
Rafael R. Sirvén
“Regina e
Marcelo, un duetto d'amore” (Caosfera Edizioni 2015) è il titolo dell’appena
pubblicata traduzione italiana del romanzo storico di Ana María Cabrera, edito nel 2011 a Buenos Aires dalla
Editorial Sudamericana e nel 2008 da Emecé. Nel 2013 fu tradotto in portoghese
e pubblicato dalla Oficina do Livro, del gruppo Leya.
Regina Pacini fu
la prima e unica donna straniera di un presidente argentino. La famosa soprano
portoghese era figlia di un tenore italiano e sposò Marcelo T. de Alvear,
presidente dell’Argentina tra il 1922 e il 1928.
La prima presentazione del romanzo si svolse al Teatro Regina, a Buenos
Aires nel 2011. Nel 2014 nella rivista del Teatro Colón apparve una lunga
intervista nella quale l’autrice spiegò i motivi per cui aveva scelto questo
personaggio: “Ciò che in questo libro mi è piaciuto mostrare di Marcelo
Torcuato de Alvear non è stata la sua vita politica – che già conosciamo – ma
il suo amore per l’opera, per la musica e per la cultura argentina. E anche il
fatto che sostenne sua moglie contribuendo alla creazione della Casa del
Teatro.”
La traduzione italiana del romanzo è
stata fatta da Rossella Scatamburlo, laureata in Lingue all’Università Ca’ Foscari
di Venezia. L’opera sarà presentata prossimamente a Venezia
Per ulteriori informazioni e per
acquistare il libro visitate il seguente link:
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