“Non esistono
lingue morte ma solo cervelli in letargo”.
Questa è una delle
molte frasi carine e divertenti che ho trovato leggendo L’ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafón. La lettura di questo romanzo
mi ha appassionata. Vi ho trovato numerosi spunti di riflessione. Lo stile è
ricercato e, al tempo stesso, scorrevole.
438 pagine
bruciate in pochi giorni, troppo pochi. Uno di quei libri a cui pensi anche
quando cammini per la strada o sei impegnato in altre faccende. Ti domani come
andrà a finire la vicenda narrata, anzi le due vicende parallele che si
sviluppano tra un passato non del tutto trascorso e un presente non ancora
completamente delineato.
Pagine che ci
tengono compagnia per ore la notte con la voglia che i misteri siano svelati.
Chiuderemo il libro solo quando le nostre palpebre saranno troppo pesanti e i
nostri occhi troppo stanchi per continuare, ma con il desiderio che arrivi
presto il momento in cui verremo nuovamente rapiti dall’intreccio.
E allora non
permettiamo mai che i nostri cervelli vadano in letargo, ma leggiamo perché,
mentre sfogliamo le pagine, le lettere morte riprendono vita e noi con loro.
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